Il caso
Il progetto in Francia «Tassare il web per remunerare chi scrive sui social»
Elena Tebano, Corriere della Sera, 13 settembre 2015, pagina 18.
Siamo tutti inconsapevoli produttori digitali e per questo il nostro lavoro andrebbe remunerato attraverso un reddito di cittadinanza finanziato dai giganti del web. È la tesi, della quale si discute molto in Francia, lanciata del sociologo italiano Antonio Casilli, professore al Paris Institute of Technology e ricercatore all?Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Al centro del suo ultimo libro (Qu?est-ce que le Digital Labor uscito a fine agosto per Ina) c?è il concetto di«digital labor», lavoro digitale: «Con l?avvento del web sociale, a metà degli Anni 2000, l?utente non è più un semplice consumatore, ma produce contenuti: anche solo ripostare, taggare, citare sono azioni che aggiungono valore a quanto circola su Internet? spiega Casilli ?. Nell?ultimo lustro, inoltre, sono arrivati i big data : sono i dati personali dell?utente a creare valore per le aziende. Il fatto stesso di essere online, anche senza fare niente, si trasforma in momento produttivo». I dati così ricavati sono infatti ormai uno dei tesori del web. «Mentre le comunità di navigatori sono spinte dall?idea della cooperazione come dono reciproco, i giganti di Internet guadagnano con la cosiddetta value capture : Google, Facebook, Uber e Airbnb di fatto creano molto poco valore ma ne ?catturano? tantissimo», nota il sociologo italiano. È un nuovo modello economico che mette in crisi anche il rapporto tradizionale tra aziende del web e Stati nazionali. «Il rapporto sulla fiscalità del digitale commissionato dal Ministero dell?economia francese rileva che è difficile tassare i colossi di Internet perché il fatto che guadagnino dai dati dei loro utenti ci impedisce di sapere dove producono profitti. Quindi proponeva di tassarle in base al numero e all?attività degli utenti presenti nei singoli Paesi. Io vado un passo ancora oltre e propongo di usare quelle tasse per finanziare un reddito universale di cittadinanza». E quindi restituire agli inconsapevoli produttori digitali parte dei proventi del loro lavoro nascosto.Ma perché un reddito universale e non solo per i navigatori? «In Italia solo il 62% della popolazione è connessa a internet, in Francia l’83% ? dice Casilli : lo scarto tra utilizzatori di internet e popolazione generale si va riducendo»